ChicaVQ 3.1

Pausa 22 Gennaio 2005

Cinque giorni senza telefono.
C i n q u e.
Cinque giorni in cui ho regalato vacanze alle Maldive, ops, ai Caraibi? In Polinesia? ai signori della Omnitel, no, Vodafone, quelli lì insomma.
Che il resto non sarebbe nemmeno grave se non fosse che con Internet ci devi lavorare e le scadenze incombono e il panico sale.
Cinque giorni in cui ho approfittato per fare un po’ di pulizia, dentro e fuori, ma più fuori, che dentro anche a spolverare fa un po’ male.
Noiosissimi ripieghi su me stessa, una noia devastante, un oceano di noia.

Mi dicono dalla regia che ho un insano gusto per l’autoflagellazione e per il prendermi colpe non mie. Tutto ciò è falso. Tutto ciò è probabilmente vero ma non lo ammetterò mai. Tutto ciò lo so che è vero, ma le dispense di psicologia in regalo con Starbene mi hanno insegnato che non sono gli altri a farci sentire in un certo modo ma siamo noi che glielo permettiamo. Che è come dire che se uno ti ammazza il povero stronzo sei tu che gliel’hai permesso. Affanculo anche la psicologia. Quindi tutto ciò è vero e io ora ne esco. Che ci vuole. Ma poi in questo momento non mi interessa nemmeno tanto. Che hai voglia a dirti che non è colpa tua e che non hai fatto niente, quando comunque le conseguenze sono le stesse. No, le stesse no. Ma insomma. Che cerchi di muoverti piano, di respirare piano, di parlare piano, di esserci piano, che citare Il Piccolo Principe è la cosa più banale del mondo ma insomma è lui che ogni giorno si siede un pochino più vicino alla volpe; e la cosa bufa è che gliel’ha insegnato lei, che vuole essere addomesticata ma ha bisogno di essere addomesticata per non avere più paura. E se pensate che il ma sia un refuso vi prego di ricredervi.