/ 7 Ottobre 2004
Qualche anno fa mi avevano dato in affido temporaneo una chitarra classica. Siccome stava tutti i santi giorni per tutto il santo giorno appoggiata in un angolo, e diventava sempre più triste e più smunta, ad un certo punto ho detto vabè proviamo. Non era andata malaccio, per quanto io possa ricordare, ma poi i servizi sociali hanno ridato la chitarra alla sua famiglia e non l’ho più rimpiazzata anche perché diciamolo, non è che io sia proprio un campione di perseveranza, che se le cose non mi vengono bene subito io mi stanco in fretta.
Poi un’altra chitarra è giunta fino a me in affido, solo che questa volta lo considero definitivo perché l’affidatario è andato a vivere in Costa Rica e questo attrezzo è qui da 4 anni chiuso in un armadio. E non ci ho mai messo mano poiché essa è una chitarra acustica, e a me le chitarre acustiche incutono timore. Accade ora che durante il w/e il mio – che non so come definirlo ma prima o poi troverò un termine – insomma accade che egli abbia suonato questa povera chitarra abbandonata ed essa è stata così felice (che a essere toccata da lui ci credo che era felice, la stronzetta) che io ora non me la sento di ributtarla in un armadio. E quindi ieri sera ci ho riprovato. Ovviamente non ricordo niente e sono rimasta sgomenta davanti al giro di la, però faccio un signor giro di do. Il sangue che cola dai polpastrelli comunque non aiuta.
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